Promossi e bocciati; il pagellone della stagione 19/20 – seconda parte

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Ciro Immobile, re dei bomber europei

All’alba della nuova stagione che sta per cominciare ci siamo sentiti in dovere di lasciare un commento su quella appena conclusa; anzi, con un pizzico di presunzione abbiamo stilato delle vere e proprie pagelle, con tanto di promossi e bocciati, per ogni compagine della nostra serie A, considerando nella votazione, e nei giudizi, il loro cammino complessivo (Coppe comprese), le aspettative della vigilia e le reali possibilità anche in base alle loro capacità economiche.

INTER 7,5

La vittoria in Europa League avrebbe aumentato almeno di un punto la votazione finale per una stagione complessivamente positiva ma alla quale è mancato lo “squillo di tromba” che un ritorno al successo, specie in un trofeo internazionale, avrebbe assicurato.

In campionato la piazza d’onore ad un solo punto dai campioni juventini non deve però ingannare; gli uomini di Conte, il cui arrivo era stato salutato con entusiasmo ed aveva acceso grandi speranze, sono stati solo parzialmente competitivi per il titolo, perdendo progressivamente terreno nella seconda parte della stagione pre-Covid tanto da essere scavalcati dalla Lazio sia in classifica sia nella considerazione degli addetti ai lavori. In Champions il tecnico pugliese ha confermato le sue difficoltà ad imporsi anche a livello internazionale subendo un’eliminazione davvero troppo anticipata; l’approdo all’epilogo di Europa League ha riportato i nerazzurri a giocarsi una finale dopo 10 anni ma la sconfitta ad opera del Siviglia (forte ma alla portata) ha lasciato comunque l’amaro in bocca. Ora vedremo se la società e l’allenatore troveranno la giusta strada per proseguire un percorso di crescita e di avvicinamento alla Juventus che comunque parrebbe ben avviato.

TOP – Purtroppo per lui l’immagine che resterà a lungo nella memoria dei tifosi sarà quella della sfortunata deviazione nella propria porta nell’ultimo atto contro il Siviglia, ma quella di Lukaku è senza dubbio stata una stagione straordinaria con le 34 reti complessive (di cui 23 in campionato) che lo pongono al pari di Ronaldo “il fenomeno” al suo primo anno in nerazzurro. Il gigante belga si è spesso caricato sulle sue possenti spalle l’intero peso offensivo della squadra e l’errore in finale è anche una prova ulteriore del suo spirito di sacrificio che lo porta spesso a dare man forte anche al reparto arretrato. Un passo dietro troviamo Lautaro Martinez, meno continuo del compagno di reparto ma in grado di fulminare spesso le difese avversarie e di far dimenticare in fretta a tutti il “fantasma” di Icardi al quale è stato preferito come spalla di Lukaku. Non sarà facile trattenerlo a Milano ma riuscirci sarebbe la prima pietra per continuare ad edificare una nuova grande Inter. Lasciò la Lazio “per vincere qualcosa” ma da allora non è riuscito a mettere nessuna preda nel carniere, tuttavia anche quest’anno Stefan De Vrij è risultato uno dei difensori più affidabili della serie A, unico punto fermo di una difesa che per il resto ha ruotato introno alle lune di Skriniar e Godin, e con 4 reti all’attivo è stato capace di farsi valere anche nell’area avversaria.

FLOP – Skriniar non si è confermato sui suoi livelli passati tanto da perdere il posto nel finale per il redivivo Godin; l’adattamento tattico al sistema di gioco di Conte non è perfettamente riuscito e qualora restasse il tecnico il centrale slovacco potrebbe addirittura lasciare Milano. Ha giocato poco e nel momento più difficile per la squadra, messa in difficoltà però anche dai suoi clamorosi errori, per questi livelli ormai Padelli non sembra più indicato. Forse non è stato proprio tra i peggiori, ma quell’errore sotto porta contro il Sassuolo elegge fatalmente Gagliardini come simbolo di quello che non ha girato dalla parte giusta in questa stagione.

DELUSIONE – Arrivato a gennaio (voluto dalla società) per dare “il tocco in più”, Eriksen, mai digerito completamente dal tecnico, si è presto perso tra campo (poco) e panchine (tante) regalando solo a tratti qualche assaggio delle sue potenzialità; se resterà avrà modo di dimostrare se trattasi di un “quasi campione” o di un “mezzo giocatore”. Le ultime prestazioni lo hanno certamente rivalutato ma l’Inter non ha mai visto il vero Godin; solo una stagione storta o siamo ai titoli di coda?

SORPRESA – Lanciato in pista dalle paturnie fisiche e tattiche di Godin e Skriniar, Bastoni ha colto l’occasione al volo guadagnandosi la stima dello staff tecnico e della tifoseria. Un giovane interessante anche in chiave azzurra. Non era certamente da scoprire ma confermarsi al primo anno in una grande tradizionale con l’obbligo, o quasi, di vincere, non è facile per nessuno e Barella c’è certamente riuscito, al netto di una serie di problemi fisici che lo hanno tormentato durante la stagione. Fra tanti nomi esotici, vecchi e nuovi, D’ambrosio si è dimostrato sempre affidabile e concreto sia come difensore sia come incursore, timbrando anche il tabellino dei marcatori.

LAZIO 7,5

Prima dell’inizio del campionato in molti non la inserivano neppure nelle prime quattro della classifica; prima dell’interruzione a causa dell’esplosione pandemica erano parecchi, invece, a pronosticarla addirittura scudettata. In mezzo a questi due momenti un cammino strepitoso, impreziosito dalle vittorie su Juventus, Milan, Napoli ed Inter in campionato ed ancora Juventus nella finale di Supercoppa giocata a Riad: 21 risultati positivi consecutivi con ben 17 vittorie (delle quali 11 consecutive) e 4 soli pareggi. Sembrava un inarrestabile rullo compressore. Unica nota stonata l’eliminazione troppo precoce in Europa League e quella, meno dolorosa, in Coppa Italia nel momento migliore del Napoli di Gattuso. Alla ripresa però qualcosa, anzi molto, non ha girato dalla parte giusta e l’incantesimo si è spezzato; da seconda ad un solo punto dalla Juve capolista, la formazione di Inzaghi è scivolata al quarto posto inanellando una serie impensabile di risultati negativi (6 sconfitte su 12 gare!) che hanno fatto sensibilmente abbassare il voto in pagella. Tuttavia la stagione resta molto positiva perché segna comunque la conquista di un altro trofeo e soprattutto il ritorno, dopo 12 anni, in Champions League. Il dubbio però rimane e resterà insoluto: cosa sarebbe successo senza quei tre mesi abbondanti di stop forzato? 

TOP – Terzo titolo di capocannoniere della serie A, conquista della Scarpa d’oro quale miglior bomber del Continente, record uguagliato di realizzazioni in campionato (36 come Higuain) primo italiano assoluto a toccare tale quota; di nome fa Ciro, di cognome Immobile. Appena un gradino sotto l’implacabile centravanti laziale mettiamo Luis Alberto, tornato sui livelli di un paio di stagioni orsono; giocatore totale, ha imparato anche a soffrire e stringere i denti; per assist effettuati, in Italia, nessuno come lui. Si conferma in difesa la roccia Acerbi, che le gioca praticamente tutte e difficilmente scende sotto la sufficienza, anche nei momenti peggiori di una squadra della quale, ormai, è un leader assoluto. Chiudiamo con Milinkovic; rispetto alla sua migliore stagione in biancoceleste è meno appariscente ma più utile alla squadra e molto concreto; non è un caso che nelle partite più importanti del periodo migliore abbia anche lasciato il suo marchio di fabbrica.

FLOP – Inzaghi ha provato, di tanto in tanto, ad inserirli in formazione cercando di dargli fiducia ma ne Durmisi ne Berisha sono mai riusciti ad imporsi, mai hanno dato segnali di “vita intelligente” calcisticamente parlando. A gennaio sono partiti, si spera con un biglietto di sola andata. Sicuramente un po’ meglio Jony che a causa dei problemi fisici di Marusic e Lulic ha avuto parecchio spazio, specie nella seconda parte del torneo, non a caso però la meno positiva per i biancocelesti.

DELUSIONE – Non si può dire abbia disputato una stagione negativa, ma il salto definitivo di qualità per Luiz Felipe Ramos sembra ancora distante; troppe amnesie improvvise, a volte anche determinati, ed un pizzico di presunzione che gli fa commettere errori non consoni ad un calciatore importante quale sembrerebbe poter diventare. Stesso discorso per Strakosha, ottimo tra i pali ma ancora incerto nelle uscite alte nonostante la stazza; il non avere rivali in casa, forse, non ha giovato alla sua crescita.

SORPRESA – A parte l’indegna sceneggiata di Lecce (morso a Donati) Patric ha finalmente espresso il meglio di sé, dimostrandosi affidabile e continuo tanto da guadagnarsi una conferma tutt’altro che scontata. I suoi pregi ed i suoi difetti erano ben noti ma quest’anno Caicedo si è guadagnato le “stimmate” di titolare aggiunto realizzando reti pesanti e di buona fattura. La magnifica punizione con la quale ha sugellato il successo di Riad ha definitivamente lanciato Cataldi nel ruolo di primo rincalzo del centrocampo; peccato che un infortunio lo abbia costretto a saltare quasi completamente il “mini torneo” di fine stagione, proprio quando l’assenza di Leiva gli avrebbe regalato ancora più spazio.

MILAN 6

Abbandonato a se stesso nel tempestoso mare societario, Giampaolo non è riuscito a tenere a galla il vascello rossonero, ma poi, alla fine, è affondato solo lui… Pioli, meno pindarico e più pragmatico del collega, avvalendosi però dell’aiuto in campo (e fuori) del “vecchio” bucaniere Ibrahimovic, ha trascinato in porto la barca, chiudendo in crescendo e raggiungendo un sesto posto onorevole, collezionando sul percorso anche scalpi eccellenti come quelli di Juve, Roma e Lazio ed ottenendo la conferma quando ormai tutto sembrava fatto con Rangnick, il “deus ex machina” ispiratore (coi soldi della Red Bull…) del miracolo Lipsia.

TOP – Alla veneranda età di 38 anni Ibrahimovic è stato senza dubbio il detonatore della rinascita rossonera nella seconda parte della stagione, anche quando, nel minitorneo post Covid, è rimasto a guardare per infortunio; la sua sola presenza ha restituito fiducia e forza ad un gruppo che aveva perso speranze e credibilità. Rebic, miglior marcatore di stagione con 12 reti (11 in campionato) sfodera una stagione da protagonista ripagando la fiducia riposta in lui. Bene anche Donnarumma che torna sui sui livelli specializzandosi anche nel parare i rigori. Menzione d’onore per Theo Hernandez, sostanza (33 presenze), prestazioni e reti (6), uno dei migliori in assoluto nel ruolo di laterale sinistro.

FLOP – Entrambi ex Genoa, Suso e Piatek deludono clamorosamente in rossonero fino alla doppia cessione avvenuta in gennaio. L’attaccante in particolare sembra irriconoscibile rispetto all’esperienza in rossoblù tanto da far pensare a chi aveva intravisto in lui i prodomi del grande centravanti, di aver preso un clamoroso abbaglio.

DELUSIONE – Oltre a Piatek, delude senza dubbi il brasiliano Paquetà che non riesce mai ad entrare in pianta stabile nella formazione titolare e quando è impiegato soltanto rarissimamente fornisce prestazioni all’altezza delle attese.

SORPRESA – Sembrava destinato ad un’altra stagione anonima, invece ad un tratto Calhanoglu si è finalmente sbloccato tornando ai livelli di Leverkusen; 9 reti, 8 assist ed una presenza continua e pungente su tutto il fronte offensivo ne hanno fatto uno dei migliori centrocampisti offensivi del torneo; anche da lui dovrà ripartire la costruzione del nuovo Milan.

SASSUOLO 7,5

Un gioco divertente ed efficace porta il Sassuolo ad un piazzamento di prestigio (è la prima delle “non grandi” Atalanta a parte) anche se ad una certa distanza (11 punti) dal gruppo delle qualificate per l’Europa. De Zerbi ha lavorato bene ancora una volta e si propone all’attenzione di qualche club di prestigio che abbia la voglia di privilegiare la qualità rispetto al pedigree.

TOP – Francesco “Ciccio” Caputo, a trentatre anni suonati si conferma un bomber per tutte le stagioni ad ogni latitudine; si chiamasse Caputinho probabilmente sarebbe un pezzo da novanta sul mercato. Non da meno il compagno di reparto Berardi; 14 reti, 7 assist ed una continuità di rendimento finalmente raggiunta, ne fanno il perno, non solo in attacco, del gioco del Sassuolo ed il punto attorno al quale continuare a costruire una formazione sempre più forte. La confidenza con la porta avversaria è ancora una chimera ma è stato l’unico punto debole nella stagione di Manuel Locatelli, regista a tutto tondo e, a 22 anni, grande prospetto per il futuro.

FLOP – Luca Mazzitelli, atteso alla consacrazione non riesce a mettersi in mostra, totalizza una sola presenza e a gennaio va in prestito all’Entella (dove non va affatto male…). Gregoire Defrel, tra un infortunio e l’altro non riesce a farsi largo tra i titolari mostrando di acer perso lo smalto dei tempi migliori.

DELUSIONE – Non è proprio una gran delusione ma certamente da un calciatore con l’esperienza anche internazionale di Pedro Obiang ci si aspettava molto di più.

SORPRESABoga su tutti; praticamente irrefrenabile nelle giornate di vena, deve certamente migliorare a livello di continuità e nella capacità di gestirsi anche nella stessa gara, ma con i suoi 23 anni può soltanto crescere.

FIORENTINA 5,5

Un campionato sottotono rivalutato in chiusura con qualche impennata degna di nota ed un piazzamento alla fine dignitoso; Commisso si aspettava certamente di più al suo primo anno di presidenza ma ha commesso anche lui degli errori di valutazione; confermare Montella per dover poi ricorrere a Iachini per salvare il salvabile, forse è stato il primo ed il più evidente; trattenere a forza Chiesa, rinunciando a cifre importanti, il secondo.

TOP – Nikola Milenkovic a 23 annisi è confermato un pilastro al centro della difesa viola; una delle poche certezze della tormentata stagione fiorentina con le sue 37 presenze sempre all’altezza (è il caso di dirlo vista la stazza), condite da 5 reti. Frank Ribery, arrivato a Firenze con il forte sospetto fosse venuto a “svernare” attratto più dalle bellezze artistiche della città che dalla voglia di mettersi ancora in gioco, è stato invece un esempio di professionalità e correttezza, mostrando ancora una volta (quando il fisico glielo ha concesso) lampi di gran classe.

FLOP – Su tutti il tecnico Vincenzo Montella, ormai lontano parente di quello che agli esordi sembrava destinato ad una grande carriera; dopo i flop con Milan e Siviglia l’ex centravanti della Roma inanella una serie improponibile di risultati negativi (solo 4 vittorie in 24 partite nell’arco di due “mezze” stagioni) e la società è costretta ad allontanarlo per salvare il salvabile.

DELUSIONE – Quando si passa un’estate intera sulle prime pagine dei giornali che parlano di mercato ed il tuo nome viene accostato un giorno alla Juventus l’altro all’Inter, rischi di perdere l’orientamento, anche se sei un ragazzo con la testa ben salda sulle spalle e tuo padre ha tanta esperienza da trasmetterti. E’ quello che è successo a Federico Chiesa che ha faticato più del dovuto a calarsi nel ruolo designato di leader tecnico della squadra, restando spesso sotto ai livelli raggiunti negli anni precedenti; grazie ad una tripletta nella penultima giornata però arriva finalmente in doppia cifra.

SORPRESAGaetano Castrovilli, propulsore instancabile e faro del centrocampo; arrivato dalla Cremonese imperversa in tutte le classifiche di rendimento al suo primo anno tra i “grandi” conquistando anche la fiducia di Mancini. Dusan Vlahovic, realizza sei reti in una squadra che segna con il contagocce, mostrando qualità tecniche di primissimo livello; è atteso alla conferma.

BOLOGNA 7

Società, ambiente (finché il Covid l’ha permesso) e squadra si sono stretti in un gruppo d’acciaio a fianco del loro allenatore, colpito a freddo da un male che troppo spesso non perdona. Ci siamo sentiti tutti un po’ Mihailovic in questi lunghi mesi, indossando moralmente il suo cappellino/amuleto, spingendo con lui verso un traguardo difficile da raggiungere e gioendo infine all’annuncio della sua ripresa dopo il trapianto di midollo osseo. Nel mezzo il Bologna si è salvato senza penare e scrivendo qualche bella pagina di sport, sospesa tra calcio e poesia.

TOP – 35 presenze di cui 28 da titolare, 7 reti realizzate e 3 assist fanno di Rodrigo Palacio se non il migliore senza dubbio il simbolo di un Bologna che unisce fatica e classe per strappare una salvezza tranquilla. Lukasz Skorupski subisce alla fine 64 gol ma non certo per colpa sua; da sicurezza al reparto confermandosi portiere di buon livello. Riccardo Orsolini è esploso definitivamente; maturo per il grande salto, forse giunto troppo presto un paio di stagioni fa; 38 presenze condite da prestazioni eccellenti e 8 reti ne fanno un possibile crac sul mercato.

FLOP – Mattia Destro ormai non fa più notizia. Non riesce a ritrovarsi e viaggia stancamente sul viale del tramonto.

DELUSIONEFederico Santander perde il posto da titolare conquistato lo scorso anno e stenta a farsi trovare pronto quando chiamato in causa; la miseria di una rete realizzata parla da sola.

SORPRESA – Takehiro Tomiyasu vince la diffidenza iniziale e si conquista i galloni da titolare; quando manca la sua assenza si avverte eccome! Musa Barrow lascia l’Atalanta in cerca di spazio e lo trova a Bologna ripagando la fiducia del mister e della società con 9 perle d’autore.

CAGLIARI 5,5

Cambiano gli attori protagonisti e le comparse ma la trama del film resta sempre la stessa; il Cagliari parte bene, quest’anno benissimo per la verità, e poi ruzzola pian piano fino ai confini della zona salvezza. Maran ne fa le spese ma nemmeno Zenga riesce ad invertire una tendenza che ormai si ripete di anno in anno.

TOP – A 28 anni Joao Pedro centra la sua stagione migliore segnando ben 18 reti e divenendo il simbolo del Cagliari sbarazzino e prorompente del girone di andata. Radja Nainggolan: torna nell’isola dopo la gloria e le delusioni raccolte a Roma e Milano (sponda Inter) e qui ritrova lo smalto, la forza e le reti dei tempi migliori.

FLOP – Valter Birsa, pupillo di Maran, viene fortemente penalizzato da un grave infortunio e non riesce mai a dare il suo apporto alla causa.

DELUSIONEAlberto Cerri a 24 anni sembrava in grado di spiccare finalmente il volo; invece a gennaio vola verso la serie B con la Spal…

SORPRESANahitan Nandez, non tutti lo conoscevano. L’uruguagio sorprende inserendosi subito nei meccanismi di gioco dei sardi divenendone anzi un punto di riferimento.

TORINO 4

Invece di spararle grosse sui mezzi di comunicazione (in gran parte di sua proprietà) il presidente Cairo farebbe bene a concentrarsi sulla costruzione di una squadra da troppo tempo non più competitiva a certi livelli come invece converrebbe ad una società con il blasone e la Storia del Torino; Mazzarri e Longo non sono riusciti a darle un gioco accettabile e perfino il proverbiale carattere è spesso venuto meno tanto da far temere il peggio e spingere il suo maggior azionista a cercare di “spegnere” il campionato cristallizzando una classifica che vedeva il Toro, sia pure di poco, salvo. Poi la pochezza delle avversarie e qualche “incornata” di Belotti hanno raddrizzato un pochino la “baracca” ma per il futuro ci vorrà ben altro; Giampaolo è avvisato. 

TOP – Andrea Belotti e Salvatore Sirigu sono tra i pochi a dare il massimo per rendere meno amara una stagione comunque assolutamente negativa.

FLOP – Diego Laxalt, finisce anzitempo la sua esperienza in granata ma nessuno se ne rammaricherà più di tanto.

DELUSIONESimone Verdi non coglie l’occasione per spiccare finalmente il salto definitivo; gioca con discreta continuità rispetto al passato ma lascia poche tracce del suo passaggio.

SORPRESAGleison Bremer, alla seconda stagione torinista diventa titolare mostrandosi a proprio agio anche nell’area avversaria (5 reti tra campionato e Coppa Italia)

LECCE 5

Liverani tenta la complicatissima strada di salvare il Lecce attraverso il gioco; in effetti i giallorossi escono spesso dal campo con i complimenti ma senza punti in tasca ed alla fine la retrocessione arriva dritta dritta e senza appello, con tanto di esonero postumo per l’allenatore romano. Tante, troppe le occasioni fallite per agganciare una permanenza nella massima serie che, viste alcune rivali, poteva essere ottenuta con merito.

TOP – Tocca la serie A a 32 anni dimostrando come a volte gli addetti ai lavori siano colpevolmente distratti dai nomi esotici o dalle lusinghe dei procuratori; Marco Mancosu, capitano di lungo corso, è di gran lunga il migliore dei suoi oltre che primo marcatore giallorosso con 14 centri (dei quali 9 su rigore).

FLOP – Riccardo Saponara, inizia il campionato col Genoa e da gennaio passa al Lecce che vorrebbe da lui un “quid” in più per la salvezza, ma di guizzi da parte dell’ex centrocampista empolese ne arrivano troppo pochi.

DELUSIONE – Alcuni anni fa sembrava potesse divenire un grande attaccante, ma Khouma Babacar non è mai veramente esploso ed a Lecce fallisce forse l’ultima occasione per uscire definitivamente dal guscio.

SORPRESA – La serie A l’aveva intravista 10 anni fa con il Palermo, ora Marco Calderoni meriterebbe di restarci. A 28 anni Filippo Falco “il Messi del Salento” coglie al volo l’ultimo treno per porsi all’attenzione del grande pubblico; se riuscirà ad evitare a livello personale la retrocessione, potrebbe tentare finalmente il grande salto.

SPAL 3

Una stagione nata male (cessioni ed infortuni a raffica già nel precampionato) e finita peggio. Una retrocessione annunciata e mai messa in discussione che l’arrivo di Di Biagio in luogo di Semplici non poteva di certo scongiurare. La società non è stata in grado di sostituire adeguatamente i giocatori in partenza e tutto l’ambiente è sembrato quasi da subito rassegnato al peggio che è puntualmente arrivato.

TOP – In una stagione sciagurata Andrea Petagna la mette dentro comunque 12 volte; inutili per la salvezza della squadra, utili a lui per guadagnarsi l’ingaggio del Napoli.

FLOP – Etrit Berisha alla fine perde il posto da titolare in favore di Letica a conferma di una stagione fatta d’incertezze (tante) e sporadiche prodezze.

DELUSIONE – Indichiamo l’altro ex laziale Alessandro Murgia a simbolo di un nugolo di ragazzi che potevano fare di più ma per una ragione o per l’altra non ci sono riusciti.

SORPRESAGabriel Strefezza, brasiliano, si guadagna strada facendo i galloni da titolare; su entrambe le fasce fa molto bene ma deve migliorare in fase realizzativa.

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